
12/02/2016 Confine turco / siriano, migliaia di siriani sono scappati dalle loro città con l’intensificarsi degli scontri tra le truppe governative e l’ Isis. I rifugiati in fuga hanno allestito un campo nei pressi del confine tra Siria e Turchia
I bambini suicidi di Madaya, il tributo più osceno della guerra in SiriaDa Huffington Post: 13/09/2016
Madaya è un villaggio siriano sulle montagne a confine con il Libano, assediato da mesi dell’esercito di Damasco. Qui, la popolazione, costretta alla fame dagli oppressori, mangia foglie e i fiori coltivati nei vasi di casa. Qui, da tempo, l’orrore fa spavento e ribrezzo e va in scena regolarmente, in qualsiasi momento. Eppure, i medici di Madaya riferiscono di bambini e adolescenti che tentano di togliersi la vita, nel gesto disperato di porre fine a una sofferenza che perdura da molto tempo. Davvero troppo per essere sopportata.Un incessante assedio che sta divorando anima e cervello di chi abita quel luogo e rappresenta quanto di più terribile un conflitto sia in grado di generare tra chi è costantemente attaccato, asserragliato, tenuto sotto il fuoco nemico.L’Organizzazione “Save the children“, ha recentemente parlato di centinaia di persone affette da malattie mentali, tra cui la depressione e la paranoia causate dalle condizioni disperate degli assediati, che per sopravvivere si nutrono di insetti e piante. Come se non bastasse, si registra anche una grave epidemia di meningite che in assenza di personale medico specializzato e medicinali può essere devastante al pari delle azioni di Assad e degli hezbollah.”La pressione senza tregua per chi vive in queste condizioni per anni è enorme, soprattutto per i bambini”, ha dichiarato in un comunicato Save the Children in Siria. I bambini di Madaya, intanto, si uccidono perché non hanno da mangiare, perché vorrebbero fuggire e non ci riescono, perché dimenticati dal mondo.Proprio l’altro ieri, l’Unicef, ha diramato l’ennesimo rapporto shock: sono 50 milioni i bambini, nel mondo, sradicati dal paese di origine e costretti a fuggire dalle proprie case a causa dei conflitti e a emigrare nella speranza di trovare un futuro migliore.E questo ci pone in una condizione dove non si può certo girar la faccia dall’altra parte.
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