Il bambino era lì, da solo. Palestinese. Quattro anni. Aspettava sul versante israeliano del valico di Erez, al confine con Gaza. I soldati l’hanno trovato così il 5 febbraio. Era entrato in Israele con il padre che aveva ottenuto i permessi per uscire dalla Striscia e accompagnarlo in ospedale per le cure mediche: nella Striscia le strutture sono al collasso, manca tutto, e la necessità di un ricovero è uno dei criteri prioritari che permette ai palestinesi di attraversare il confine legalmente quando si tratta di genitori che accompagnano i figli minorenni. Il padre ha poi però deciso di restare – illegalmente – in Israele. Ha consegnato il bambino a un altro palestinese affinché lo riaccompagnasse al valico. E il piccolo è stato mollato lì.Succede. E succede sempre di più, lungo il confine tribolato di Gaza. «Questo mese – ha spiegato il Colonnello Sarhan del Cogat (Coordinamento Attività nei Territori), abbiamo trovato al valico di Erez altri bambini abbandonati. Tania Hari, amministratore delegato di Gisha, una Ong di avvocati israeliani che segue la logistica per garantire la tutela dei diritti umani a Gaza, commenta: «Certo, è terribile quello che sta succedendo. La situazione economica a Gaza ha raggiunto picchi mai toccati finora, con circa il 55% di disoccupazione. Padri disperati adottano l’unica strategia che consente loro di far curare i figli e, insieme, varcare il confine per poter lavorare, illegalmente, in Israele,e mandare i soldi alla famiglia rimasta nell’enclave».Tania Hari,di Gisha, una Ong di avvocati israeliani che segue la logistica al fine di garantire la tutela dei diritti umani a Gaza. Anche la definizione di “abbandono” secondo Hari non è sempre corretta, perché questi bambini, una volta terminate le cure mediche necessarie, vengono affidati a qualche altro palestinese, spesso in cura nello stesso ospedale israeliano, che, una volta giunto al confine, dopo averli consegnati temporaneamente al Cogat,li metterà in contatto con il resto della famiglia a Gaza.(da Fiammetta Martegani)