Di bianco c’è il sole che non ti lascia scampo e i nomi di Don Bosco e di padre Domenico Savio. Il resto è tutto nero. Neri sono i bambini ospitati nel grande Centro di protezione fondato dai salesiani ad Ashaiman, alla periferia di Accra, la capitale del Ghana, e nato per contrastare il traffico di bambini
I dormitori sono grandi stanze piene di letti a castello di ferro, ognuno protetto da una zanzariera – fondamentale per combattere la malaria – e con un armadietto a testa per ogni ospite. I letti sono molti, non immaginavo che la tratta riguardasse così tanti bambini. «Durante l’anno ci prendiamo cura di centinaia di minorenni, tra i 7 e i 17 anni» dice frate Frederick Okusu «Il Ghana è diventato il punto di transito dei trafficanti di bambini. Qui li prendono per poi portarli all’estero. Molto spesso nei Paesi musulmani, come Arabia Saudita, Kuwait, Qatar. Alcuni per essere impiegati come inservienti domestici, altri per sfruttarli nei campi, mentre altri ancora finiscono nel mercato della prostituzione minorile. Sono sfruttati in ogni modo».Aspetto che tornino le bambine e i bambini dalle scuole. Poi poco prima dell’ora della mensa incontro tre ragazzine di 12 e 13 anni. Sono qui da tre mesi, da quando cioè la polizia ha fatto irruzione in un appartamento di Accra e le ha trovate insieme con altre sette. Stavano tutte per partire per l’Arabia Saudita, con documenti di lavoro falsi. A tutte avevano detto che avrebbero fatto le domestiche nelle case dei sauditi. La prima è piccola piccola e non dimostra neanche i suoi 13 anni. Il target dei trafficanti di bambini sono i villaggi più poveri e in particolare i nuclei familiari più vulnerabili, con poca terra, tanti figli che non vanno a scuola, la fame nello stomaco e le tasche senza soldi.