Nobel per la pace a chi combatte la violenza sessuale nei conflitti (Avvenire, 5/10/18)


Sono il ginecologo congolese Denis Mukwege e la testimone yazida Nadia Murad, i vincitori del premio Nobel per la pace 2018.

(da Sara Lucaroni venerdì 28 ottobre 2016)Nell’agosto 2014, gli uomini di Baghdadi hanno rapito 5.800 ragazze: la maggior parte è stata rivenduta come schiava o data in premio ai combattenti.Nadia Murad, 23 anni, ha commosso le Nazioni Unite: nel dicembre 2015 è intervenuta a New York per raccontare il dramma degli yazide. Nadia appartiene alla  minoranza religiosa di lingua curda, millenaria presenza della piana di Mosul: 5800 donne e bambini  rapiti nell’agosto 2014. Oltre 450mila sfollati, migliaia di esecuzioni a fronte di conversioni forzate rifiutate per il controllo di un’area strategica e la conquista di un “bottino di guerra” allettante sia per i combattenti integralisti che i foreign fighter.Sullo sfondo, la dottrina dello stupro dei più “infedeli tra gli infedeli”. Gli yazidi appunto, accusati di essere adoratori del diavolo. Le donne sono state separate in base all’età e destinate per l’80 per cento al «mercato delle schiave», il 20 per cento spartito tra i combattenti. A metà settembre le prigioniere erano 3.770 (cifra scesa nell’ultimo mese a 3.600), di cui 1.914 donne adulte e 1.856 uomini e bambini, i piccoli trasformati in  kamikaze. Aste anche online, siti specializzati, e   chat su Telegram e Whatsapp, sono i mezzi per la mercificazione di queste donne, i cui prezzi variano dai 100 dollari ai 40mila, a seconda dei compratori, delle disponibilità economiche e delle loro “qualità”. Stupri di gruppo, violenze e torture, privazione del cibo e della libertà sono un destino a cui non sono sfuggite neanche le bambine. L’ultima atrocità è la vendita delle più giovani attraverso foto in cui compaiono truccate e rivestite di fronzoli per aumentarne il prezzo, o a cifre maggiorate direttamente ai loro cari.

Il ginecologo Denis Mukvege, invece, guida l’unico ospedale del Sud che assiste le vittime delle violenze sessuali, oltre 50mila nella regione.(da Anna Pozzi, Bukavu, Repubblica Democratica del Congo,  6 dicembre 2009). C’è un intero reparto di donne e bambine stuprate nel suo ospedale:sono in media tra le 200 e le 250,circa 3.600 in un anno.«La violenza, specialmente quella contro le donne, ha assunto dimensioni inaudite», dice, mentre ci accompagna verso il reparto dedicato a loro. «In questi ultimi anni – continua– non parliamo più solo di stupri, ma di vere torture. In alcuni villaggi, tutte le donne sono state violentate,rapite, ridotte a schiave sessuali, contagiate dall’Aids. Kalemie ha solo quindici anni. Diversi uomini l’hanno brutalmente violentata, anche con le canne dei fucili. È viva per miracolo,ma non potrà più avere figli. E per la sua cultura significa che non è più una donna. Accanto a lei c’è un’anziana che dimostra almeno settant’anni. I suoi organi genitali sono collassati e lei è viva per miracolo.Il  suo è l’unico centro sanitario del Sud Kivu che opera le donne con gravi danni all’apparato genitale. Ma sono solo una piccola parte di quelle che hanno subìto violenza. Un’inchiesta condotta nel 2006 dal Fondo Onu per la popolazione afferma che su metà dei centri sanitari del Congo ha individuato 50mila casi di stupro, 25mila dei quali in Sud Kivu. I responsabili sono indistintamente militari, poliziotti,ribelli, banditi… Nel Sud Kivu,nel 2005, sono stati registrati dalle strutture sanitarie 14.200 stupri; solo 287 sono stati portati in tribunale;e appena per 58 ci sono stati verdetti di condanna.“Molte ragazze – spiega Mukwege –sono state rapite in foresta e usate come schiave sessuali dai ribelli. Alcune di loro hanno partorito in condizioni difficilissime. E anche quando riescono a scappare o vengono liberate, spesso non possono tornare a casa con il figlio del nemico.”Il figlio di un serpente è un piccolo serpente”, si dice nel Sud Kivu.  Cerchiamo anche di creare le condizioni perché possano ritornare in famiglia o al villaggio».