Farà anche presa sulla pancia del Paese, il “discorso”sulla povertà, incastonato tra le promesse dell’attuale governo e i primi, ancora tiepidi bilanci sull’effetto del Reddito di cittadinanza. Intanto, però, c’è una povertà che continua a crescere senza sosta, con una pancia che resta drammaticamente vuota: quella dei bambini. A guardarla attraverso le lenti del Banco Alimentare – trent’anni da festeggiare giusto oggi, e con decine di iniziative da Nord a Sud nei prossimi mesi – l’Italia ha ancora troppa fame. Soprattutto i suoi minori, ovviamente piccoli esclusi da centri dell’impiego e navigator, ma purtroppo anche notevolmente sottostimati nelle misure di sostegno pensate e messe in campo dal legislatore per il mondo adulto. Aiutare ben 350.000 piccoli e aiutare le famiglie in cui vivono, per cui il Reddito di cittadinanza sta già dimostrando la sua scarsa incisività (appena il 19,6% quelle che ne beneficeranno, contro il 47,9% dei singoli). Una parte fondamentale la fanno gli aiuti alimentari stanziati dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), distribuiti dall’ Agenzia per le erogazioni in agricoltura (l’Agea):in questo caso i destinatari sono proprio famiglie con figli minorenni a carico, per cui sono previste anche integrazioni in vestiario e materiale scolastico. Al resto pensa Banco Alimentare, con uno sguardo «che comincia sempre dai chili – spiega il presidente Andrea Giussani –, dal giorno per giorno e dai destinatari». Un milione e mezzo all’anno i poveri aiutati, di cui 350 mila sono bambini bisognosi di tutto: dagli omogeneizzati al latte fino alla carne, la grande assente sulla tavola delle famiglie povere.
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