Lavoro minorile: l’Italia è il Paese dei piccoli schiavi (L’Espresso Repubblica 9/1/20)


(da Arianna Giunti)    E’stata pubblicata una drammatica inchiesta sul lavoro minorile nel nostro Paese di cui consigliamo vivamente la lettura integrale. Hanno tra i 10 e i 14 anni.  Per paghe da fame si spaccano la schiena nei campi o scaricano casse al mercato: una piaga sociale in aumento, che ci fa ripiombare nel passato.Piccoli schiavi che lavorano: una manovalanza invisibile, risucchiata dal gorgo del mercato nero per retribuzioni da fame, senza contratti né tutele. Sembra una fotografia in bianco nero scattata nell’Italia del Dopoguerra, quando la miseria era talmente profonda che a rimboccarsi le maniche dovevano essere persino i bambini. E invece succede adesso, a tutte le ore nelle nostre metropoli.Ragazzini  nei cantieri, nei mercati, nei bar e ristoranti, nei chioschi e negli autolavaggi. Il lavoro minorile – in Italia vietato dal 1967 – è una piaga mai definitivamente guarita. Anzi adesso, per via di una crisi economica che infuria  è in lento e continuo aumento. Un problema di cui nessuno parla, dimenticato dalle istituzioni e dai ministeri. Basti sapere che un monitoraggio nazionale ancora oggi non esiste. Per capirne la portata, però, basta dare uno sguardo al numero di ispezioni e segnalazioni che ogni settimana arrivano alla Direzione Centrale della Vigilanza dell’Ispettorato del Lavoro: dal 2013 fino al primo semestre del 2018 si sono verificati 1.437 casi di violazioni penali accertate della normativa sul lavoro minorile. In poche parole: ragazzini al lavoro sotto l’età consentita per legge, 16 anni. Diciotto, per i lavori più usuranti. Ogni anno  si registrano piccoli ma subdoli aumenti del fenomeno. E si tratta ovviamente soltanto di una minuscola stima. Perché nella maggioranza dei casi lo sfruttamento dei minori rimane sotterraneo, impermeabile a denunce e controlli. Secondo i calcoli dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro il numero dei piccoli schiavi in Italia supera ormai le 300mila unità…Un’emergenza che riguarda soprattutto bambini italiani, spesso convinti a lavorare dalle loro stesse famiglie. E così, di pari passo con un livello di dispersione scolastica sempre più allarmante, ecco che avanza una generazione senza avvenire. O pronta a diventare potenziale serbatoio per attività criminali. Per capire basta un dato: il 66% dei minori che oggi sta scontando una condanna penale ha svolto attività lavorative prima dei 16 anni.