Ad Alessandra Radaelli, responsabile del Programma Salute Globale della FondazioneSoleterre sono state rivolte alcune domande. Una domanda banale, ma qual è la situazione in questo momento?
“Noi ci troviamo vicini all’aeroporto, dove facciamo confluire i bambinimalati mandati dai nostri colleghi ucraini e li trasferiamo per farli ricoverare in alcuni ospedali italiani. Qui arrivano moltissime persone, viene offerto cibo caldo e una SIM card; poi, vengono aiutate a continuare il loro viaggio. Per il momento noi non siamo attivi in questi centri di accoglienza, ma abbiamo fornito medicinali e ci sono tutti i servizi necessari ai rifugiati in transito”.– Quanti bambini siete riusciti a trasferire fino a questo momento e in quali Paesi? “Abbiamo attivato cinque voli e trasferito all’incirca 25 bambini in Italia, dove i nostri colleghi, in collaborazione con Protezione Civile e’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia pediatrica, hanno identificato gli ospedali. Alcuni bambini devono ancora iniziare le cure, perché avevano ricevuto una diagnosi poco prima del conflitto, altri devono continuarle, mentre altri ancora hanno delle recidive.. ”. Proprio questa mattina ho ricevuto un messaggio dal nostro presidente che parlava di un’opportunità, forse, di attivare un treno per i bambini intubati. Complesso questo tipo di trasporto in un Paese con un conflitto attivo, ma è essenziale”.– La guerra in Ucraina è un dramma per tutta la popolazione del Paese. L’evento più brutale è stato il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol. Qual è l’appello che vuole fare? Questa guerra porterà danni enormi a livello psicologico. Noi ci stiamo già attivando per trovare psicologi che parlino in russo e ucraino e che siano in grado di offrire un sostegno psicologico anche a distanza. L’appello, quindi, è che il nostro sforzo venga sostenuto con donazioni ma anche da esperti. Il trauma della guerra si manifesterà enorme nelle prossime settimane e nei prossimi anni; e se non viene fatta qualcosa subito c’è il rischio di rovinare intere generazioni”.